Noctes Atticae (Libro 5, Paragrafo 14, Sezioni 24 – 26) | AULO GELLIO

Versione originale in latino

Atque ex eo die triennium totum ego et leo in eadem specu eodemque et victu viximus.Nam, quas venabatur feras, membra opimiora ad specum mihi subgerebat, quae ego ignis copiam non habens meridiano sole torrens edebam.Sed ubi me” inquit “vitae illius ferinae iam pertaesum est, leone in venatum profecto reliqui specum et viam ferme tridui permensus a militibus visus adprehensusque sum et ad dominum ex Africa Romam deductus.

Traduzione all’italiano

E da quel giorno per un intero triennio io e il leone vivemmo nella stessa grotta ed anche con lo stesso cibo. Infatti mi portava alla grotta le parti del corpo più grasse degli animali che cacciava,che io,nn avendo disponibiità di fuoco,mangiavo abbrustolendole al sole di mezzogiorno.Ma quando -dice- mi venne ormai a noia quella vita selvatica,partitosene il leone per la caccia,abbandonai la guerra e,percorso un cammino di circa tre giorni,fui visto e catturato dai soldati e fui ricondotto dall’Africa a Roma,al mio padrone.

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