Noctes Atticae (Libro 5, Paragrafo 14, Sezioni 21 – 23) | AULO GELLIO

Versione originale in latino

“Sed postquam introgressus” inquit “leo, uti re ipsa apparuit, in habitaculum illud suum, videt me procul delitescentem, mitis et mansues accessit et sublatum pedem ostendere mihi et porrigere quasi opis petendae gratia visus est.Ibi” inquit “ego stirpem ingentem vestigio pedis eius haerentem revelli conceptamque saniem volnere intimo expressi accuratiusque sine magna iam formidine siccavi penitus atque detersi cruorem.Illa tunc mea opera et medella levatus pede in manibus meis posito recubuit et quievit.

Traduzione all’italiano

Ma dopo che il leone, dice, entrato, come di fatto apparve evidente, in quella sua tana, vide me, da lontano, che mi nascondevo, venne verso di me mite e mansueto, sollevò la zampa e parve mostrarmela e porgendomela come per chiedere aiuto.allora, dice, io estrassi una grossa scheggia che era confitta nella pianta della sua zampa e spremetti il pus che si era formato nell’interno della ferita e, con una certa cura, ormai senza grande timore, stagnai a fondo e detersi il sangue della ferita.

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