Anche la gioia può essere causa di morte (Noctes Atticae, Libro 3, Paragrafo 15) | AULO GELLIO

Versione originale in latino

Exstare in litteris perque hominum memorias traditum, quod repente multis mortem attulit gaudium ingens insperatum interclusa anima et vim magni novique motus non sustinente. Cognito repente insperato gaudio exspirasse animam refert Aristoteles philosophus Polycritam, nobilem feminam Naxo insula. Philippides quoque, comoediarum poeta haut ignobilis, aetate iam edita, cum in certamine poetarum praeter spem vicisset et laetissime gauderet, inter illud gaudium repente mortuus est.

De Rhodio etiam Diagora celebrata historia est. Is Diagoras tris filios adulescentis habuit, unum pugilem, alterum pancratiasten, tertium luctatorem. Eos omnis vidit vincere coronarique Olympiae eodem die et, cum ibi cum tres adulescentes amplexi coronis suis in caput patris positis saviarentur, cum populus gratulabundus flores undique in eum iaceret, ibidem in stadio inspectante populo in osculis atque in manibus filiorum animam efflavit. Praeterea in nostris annalibus scriptum legimus, qua tempestate apud Cannas exercitus populi Romani caesus est, anum matrem nuntio de morte filii adlato luctu atque maerore affectam esse; sed is nuntius non verus fuit, atque is adulescens non diu post ex ea pugna in urbem redit: anus repente filio viso copia atque turba et quasi ruina incidentis inopinati gaudii oppressa exanimataque est.

Traduzione all’italiano

È documentato in letteratura ed è arrivato tramite le memorie degli uomini il fatto che una grande gioia inapettata porta molti improvvisamente alla morte, con l’anima rotta e che non sostiene la forza di una grande e nuova commozione. Il filosofo Aristotele racconta che Policrita, nobile donna dell’isola di Nasso, rese l’anima all’improvviso per essere venuta a conoscenza di una gioia insperata. Anche Filippide, poeta non malvagio di commedie, avendo vinto in una gara di poeti oltre la speranza e rallegrandosi moltissimo, morì all’improvviso durante questa gioia. È anche risaputa la storia di Diagora di Rodi. Questo Diagora ebbe tre figli adolescenti, uno pugile, un altro pancraziaste e il terzo lottatore. Li vide tutti vincere ed essere incoronati ad Olimpia nello stesso giorno e, mentre lì i tre giovani dopo aver messo le loro corone sulla testa del padre lo baciavano e il popolo congratulandosi gettava fiori verso di lui da ogni parte, nello stesso momento morì nello stadio sotto gli occhi del popolo tra i baci e nelle mani dei figli. Inoltre nei nostri annali troviamo scritto che nel momento in cui l’esercito del popolo romano fu sbaragliato presso Canne una vecchia madre una volta riferita la notizia della morte del figlio si addolorò e si rattristò; ma questa notizia non fu vera e il giovane non molto dopo tornò in città da quella battaglia: la vecchia, visto il figlio all’improvviso, fu schiacciata e uccisa dall’abbondanza, dalla foga e quasi dalla distruttività dell’avvenuta gioia inattesa.

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